Anno 2010

Abbiamo scelto per voi alcuni degli articoli più significativi che i quotidiani locali hanno dedicato a Dogna e al suo territorio
Messaggero Veneto
Edizione del 30 marzo 2010 pagina 17
Sezione CULTURA e SPETTACOLO
Pianure, valli e boschi
PICCOLA VITA DI UN PAESE SCOMPARSO
Gli scrittori e la nostalgia
di Salvatore Errante Parrino
Citando una vecchia canzone si potrebbe dire «torna al tuo paesello che è tanto bello». In letteratura lo si pensava anche quando i futuristi riempivano le loro pagine di guerreschi “tarataratà”, lo pensava il faciullino caro a Pascoli che a Urbino si divertiva con gli aquiloni, lo pensava Carducci che di fronte ai suoi cipressetti si confessava un pover’uomo, lo pensava Gozzano quando, affetto da tisi letteraria, tra un colpo di tosse e l’altro, recitava «trenta quaranta tutto il mondo canta» ed andava per i prati a farfalle con le piccole Sandra, Simona e Pina sfiorando Lewis Caroll.
«Parigi o cara noi lasceremo (anche qui c’è di mezzo la tisi) la tua salute rifiorirà», canta Alfredo alla Traviata perché la natura è sempre risanatrice ed educatrice: lo spiegava Rousseau e da lì nessuno se ne è dimenticato, dai poeti laureati sino alle canzonette. «Torna al tuo paesello» si diceva, ma anche «mamma ritorno ancora alla casetta», «voglio vivere così col sole in fronte», «o boscaiolo torna al tuo casolar» dove la campana del paese fa «din den don e il gallo chicchirichì». L’amor del pastorello, soprattutto nel ventennio dell’Italia fascista e rurale, ha quasi sempre lieto fine, con la città è tutto diverso. La città è il male, il luogo del vil danaro, la campagna il bene, il luogo dei sentimenti puri, l’oggetto del rimpianto.
Nel Friuli dal passato contadino e cattolico, con buona pace del Nord-Est imprenditoriale, questo rimpianto è ancora più forte. Carlo Sgorlon miticizza la cultura contadina antica con grande efficacia, Sergio Maldini si seppellisce – nel romanzo come nella vita – tra i campi coltivati a mais sognando d’essere un feudatario come il conte di Fratta, persino Elio Bartolini, severo e privo di cedimenti zuccherosi, rimpiange il passato. Molti si affannano a dir di no, quasi che questa fosse una vergogna, ma basti solo leggere le sue poesie, come la splendida In tal Friûl dai “coltivatori diretti” per rendersene conto: « Blave pardut ormai, monocultura: / tanc’ quintai par cjamp, tanc’ par etaro, / cjapâ su, pesâ , partâ vie / e, pal rest, ch’al passi ’l camion / da la Frutta e Verdura ».
Ma in questo Friuli oggi giunge l’eco di idee simili a quelle contenute ne La scommessa della decrescita di Serge Latouche così vicino alla politica dei “chilometri zero” e alle avversioni per i cibi transgenici. Sono tutti segni eloquenti che aiutano a comprendere anche il successo di certa letteratura come quella di Mauro Corona. Il folletto con la bandana che conosce i segreti del bosco, e canta i relitti di una civiltà valligiana tradita, piace al pubblico per quel sapore illetterato (che invece è frutto d’un abilissimo artificio letterario) che hanno le sue prose, un po’ quel che succede in Sardegna con la primitiva schematicità di Salvatore Niffoi così ripetuta che ne La leggenda di Redenta Tiria appare di una noia insopportabile. Tutt’altro che noioso Corona incarna invece gli stessi rimpianti che una quindicina d’anni addietro avevano spinto Dario Zampa a curare per il Messaggero Veneto un censimento dei paesi che il Friuli andava perdendo. Una serie di schede raccolte poi in un libricino intitolato Mandi Vecjo Friûl . A Chiout Zuquin, frazione di Dogna, c’erano una latteria sociale, un’osteria, un negozio di alimentari, un panificio e settantotto anime. Oggi tre abitanti e basta. Cleva di Sotto, frazione di Tramonti, non ha neppure un abitante e ne aveva sessantuno all’inizio del Novecento.
Due esempi tratti da un lungo e doloroso elenco. E a questa desolata Val Tramontina si legano due libri di Giacomo Miniutti: Fermiti un lamp e Bastava un tic . Entrambi sono stati editi da Biblioteca dell’Immagine, la stessa con la quale aveva cominciato Corona. Miniutti piace perché ricorda il suo passato valligiano con una commozione onesta, senza astuzie messe in atto per adescare il pubblico. Sono cose che si sentono subito e si è con lui quando rivaluta i modi di quel vivere riflettendo su di una umanità che ha decisamente sbagliato strada. Anche qui l’invito è di tornare al paesello.
L’articolo, pubblicato sul Messaggero Veneto nell’edizione del 30 marzo 2010 a firma di Salvatore Errante Parrino, era accompagnato da una bella foto in bianco e nero dedicata all’ultima scolaresca della frazione Chiout di Gus.
Messaggero Veneto
Edizione del 14 aprile 2010 pagina 14
Sezione UDINE
COMUNITÀ, APPALTATI LAVORI PER 3,5 MILIONI
«È quasi di 3,5 milioni di euro l’importo complessivo degli appalti in cantiere nella Comunità Montana del Gemonese, Val Canale e Canal del Ferro: «Una cifra di tutto rispetto - spiega il commissario straordinario Gianni Verona -, distribuita per interventi su tutto il territorio comunitario. In parte finanziati con il Fondo Montagna, tramite il Pal (Piano di azione locale), approvato alla fine del 2009 ed ora le opere sono già in fase di esecuzione. Una corsa contro il tempo da parte degli uffici, cui va dato atto della sensibilità, della tempestività, della professionalità e dell’efficienza dimostrate. Dalla viabilità ciclabile, alla difesa idrogeologica del territorio, alla riqualificazione ambientale di siti particolarmente rilevanti per il territorio montano della Comunità! Sono questi i “contenuti” degli appalti che possono essere un vero e proprio volano per l’economia locale. Sia perché- spiega ancora il commissario dell’ente - saranno interessate ai lavori imprese del comprensorio montano e pedemontano, ed in momenti di crisi come l’attuale questo è una vera boccata di ossigeno, sia perché, con la loro realizzazione, ci sarà anche l’opportunità di smuovere un’ “economia indotta” (pensiamo solo ad un certo tipo di turismo possibile) dato che tutti gli interventi, con i miglioramenti previsti, riguardano la messa in sicurezza e la valorizzazione del nostro territorio, che può così essere fruito ed utilizzato al meglio». Il dottor Lorenzo Beltrame, dirigente dell’Area territorio ed ambiente della Comunità illustra i lavori che partiranno nel prossimo trimestre: «Stabilizzazione dei versanti lungo il Rio Gredic nel Comune di Dognaper un importo di 100 mila euro; opere di difesa della pista ciclabile Alpe Adria tratto Dogna-Chiusaforte per 375 mila euro; sistemazione idraulico forestale del torrente Uccea in comune di Resia per 150 mila euro; manutenzione e ripristino funzionale della strada Val Borgna a Forgaria nel Friuli con un costo di 100 mila euro; valorizzazione e miglioramento della rete di itinerari turistici ad Artegna, Forgaria, Montenars e Trasaghis per 284 mila euro; completamento della messa in sicurezza della viabilità di accesso all’altopiano di Monte Prat nei comuni di Forgaria e Trasaghis per 630 mila euro; recupero e valorizzazione dell’ “area tematica” del bosco Zapraha a Malborghetto con un costo di 72.500 euro; completamento funzionale della pista ciclabile Alpe Adria nel tratto Dogna- Moggio Udinese e che interessa (con un importo di spesa di 1.531.000 euro) i comuni di Dogna, Chiusaforte, Resiutta e Moggio Udinese».
Messaggero Veneto
Edizione del 15 aprile 2010 pagina 17
Sezione UDINE
Ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento è stato Giovanni Compassi per la sua attività
A DOGNA IL PREMIO FEDELTÀ ALLA MONTAGNA
L’alpino Giovanni Compassi è il vincitore dell’edizione 2010 del Premio fedeltà alla montagna. Il prestigioso riconoscimento, assegnato ogni anno dall’Associazione nazionale alpini, torna finalmente in Friuli e precisamente a Dogna, dove Giovanni Compassi ha la sua attività.
Il premio sarà consegnato il 12 settembre prossimo, con una serie di iniziative che prenderanno il via già l’11 settembre anche in provincia di Udine.
Nel corso dell’incontro con il presidente della Sezione Ana di Udine Dante Soravito de Franceschi, il sindaco e il vicesindaco di Chiusaforte Luigi Marcon e Fabrizio Fuccaro e il sindaco di Dogna Renato Taurian, il presidente della Provincia Pietro Fontanini ha confermato il contributo dell’ente di area vasta per l’organizzazione delle iniziative che coinvolgeranno Dogna e Chiusaforte con una serie di escursioni in quella parte delle Alpi Giulie. «Attività come quelle del signor Compassi hanno un’estrema rilevanza per tutto il sistema montagna. Come quest’uomo – ha sottolineato Fontanini –, pur provato da eventi disastrosi come l’alluvione del 1996, abbia saputo trovare la forza di ricominciare, sempre nel nome di una profonda conoscenza e di un illimitato amore verso la sua terra, è un fatto davvero encomiabile che deve renderci tutti fieri di lui».
Fino al 1996 Giovanni Compassi era titolare di una segheria a Dogna. La sua attività venne completamente devastata dall’alluvione.
Compassi però non si arrese e non abbandonò la sua amata montagna: a Plans de Spadovai avviò la locanda “Ai due Pizzi”. «Non un semplice punto di ristoro – ha commentato Fontanini – ma un piccolo gioiello incastonato tra i resti di fortificazioni risalenti alla prima guerra mondiale, frutto del lavoro e della tradizione della gente di montagna». L’azienda gestita dal signor Compassi e dalla sua famiglia, in particolare, è stata completamente realizzata “in casa”, con le proprie mani. Inoltre, sempre autonomamente, Compassi sta procedendo all’esecuzione di lavori di recupero di trincee e siti della Grande Guerra.
(a.c.)